Stemma marchesale

Stemma marchesatoLa prima attestazione a noi nota dello stemma marchesale di Montàgano risale al 19 settembre 1802. Si trova nell’impronta prodotta dal timbro comunale del paese, che quel giorno, tra l’altro, fu utilizzato per la prima volta dal cancelliere dell’epoca, Quintiliano Petrone . Nell’impronta impressa dal timbro, si scorgono chiaramente: tre linee convesse o, se si vuole, tre gobbe – la mediana più elevata – , sormontate da una croce e inscritte in un doppio cerchio. All’interno di questo è raffigurata la caratteristica corona marchesale e, ai suoi lati, la scritta UNITAS MONTAGANI che, sciolta dalle abbreviazioni, diventa UNIVERSITAS MONTISAGANI, cioè Comune di Montàgano.  Quanto alla sua età, sappiamo soltanto che lo stemma esisteva nel 1802, ma ne ignoriamo la data di origine. La quale, tuttavia, non può precedere il 1621, l’anno in cui a Montàgano si insediò il primo marchese: Scipione Vespoli .
Dobbiamo chiederci ora cosa rappresentano le tre gobbe, che sostituirono nello stemma marchesale l’antica “emme” (M) di Montàgano e che, data la loro forma allungata, un mattacchione locale ha dialettalmente ribattezzato «l’ tre cucucciell’». Ovviamente le tre gobbe non possono rappresentare che tre colline. Ma come identificarle, se teniamo conto del loro ordine di altezza segnato sullo stemma, nonché della loro idoneità a rappresentare graficamente il paese? La soluzione a questo piccolo enigma ci è offerta probabilmente dalla delibera comunale montaganese del 6 ottobre 1883, esattamente nel passaggio in cui essa dispone quanto segue: «Ogni anno, a Montàgano, si procederà alla costruzione di 3 vicoli o strade, uno per ciascun rione dell’abitato, cioè Borgo, Terra, Tufillo, secondo la ragione di preferenza riconosciuta dal Consiglio» . Ecco cosa denotano, a nostro avviso, i simboli dei tre colli: i tre rioni ottocenteschi, ma anche settecenteschi, di Montàgano . Questi, infatti, hanno una conformazione collinare, sono inoltre disposti secondo l’ordine di altezza segnato sullo stemma e sono più che mai abilitati a rappresentare il paese, dal momento che ne sono le componenti. Borgo e Tufillo rappresentano le contrade periferiche di Montàgano, poste come sono fuori delle sue mura, e cioè – come ancora usa nel linguaggio montaganese – “ fuori Terra”: uno a sud di questa, l’altro a nord. Il rione Terra poi, cioè il nucleo originario del paese, occupa, della cresta montuosa su cui sorge Montàgano, la collina più elevata, là dove si trova la Chiesa Madre, il Palazzo baronale e la via che li collega, denominata non a caso Via Maggiore. A segnare i confini del rione centrale del paese, che è di forma ellittica, sono due strade: Via Officine, a sud-ovest, e Via Adriatica, a nord-est. Dunque i tre colli precedentemente individuati rappresentano perfettamente, con le loro caratteristiche morfologiche, la conformazione urbanistica di Montàgano.
Si è finora chiarito che la prima riproduzione a noi nota dello stemma marchesale di Montàgano è quella impressa dal timbro comunale del paese, in calce alla delibera consiliare del 19 settembre 1802. Ora, una tale riproduzione, per ovvi motivi di spazio limitato e di colore assente, non poteva essere che schematica e spenta. Per di più essa rimase, nel corso di un secolo ed oltre, pressoché sconosciuta. Sicché, prima di arrivare ad una riproduzione fedele e vivida dello stemma predetto, bisognò attendere una tardiva ricerca nell’archivio di Stato di Napoli. La quale convinse finalmente gli amministratori montaganesi del 1937 a far confezionare uno splendido gonfalone, in cui lo scudo che vi compariva non era più a testa di cavallo, bensì di forma ovale e riccamente incorniciato. Il tutto riportato su seta azzurra e con ricami in oro. Ma le vicende del gonfalone marchesale non terminano qui. Quel condensato di quattro secoli di storia (1621-2004), che per i montaganesi avrebbe dovuto rappresentare un’autentica reliquia, da qualche anno è ridotto ad un drappo sbilenco e impresentabile, per essere stato dimenticato irresponsabilmente sotto la pioggia. Vogliamo augurarci che i nuovi amministratori comunali provvedano presto al suo ripristino – è pur sempre la più antica bandiera di Montàgano – affinché non si trasformi in un emblema di degrado civile.  Un’ultima annotazione sul secondo stemma di Montàgano. Nella Chiesa Madre del paese, al centro del timpano spezzato della cappella del Rosario, si può ammirare tuttora un grande scudo araldico in marmo rosso e bianco, con al centro il monogramma di Maria Vergine e, in alto, ancora l’inconfondibile corona marchesale.